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All’inizio della tesi mi trovavo in una situazione certamente di disempowerment. Dopo aver utilizzato la metodologia della formazione intervento, alla fine del mio percorso, mi sono resa conto che in me si era sviluppato un processo di apprendimento direttamente intorno al processo di cambiamento. È bastato fare un confronto tra le conoscenze che avevo all’inizio della tesi con le conoscenze che ho acquisito alla fine, per rendermi conto che qualcosa (più di qualcosa) era cambiato. Il cambiamento, però, non è stato solo nelle conoscenze, che sono comunque tante e non da sottovalutare, considerato che riguardano discipline da me praticamente sconosciute (tenuto conto anche del fatto che non rientrano nelle discipline previste dalla facoltà, quindi non le avevo mai affrontate), all’inizio della tesi; e mi riferisco a conoscenze/competenze in settori quali: giuridico, economico, politico e altro ancora. Il cambiamento considerevole è stato soprattutto nell’aver aggiunto nelle mie competenze un tassello importante per il ruolo di progettista della formazione intervento. Certamente durante le fasi di progettazione, fondamentale è stato il supporto del professor Di Gregorio (metodologo); con la sua consulenza e disponibilità costante ( un incontro ogni mese per più di otto mesi, senza contare le consulenze on – line) ho potuto acquisire meglio, in itinere, le fasi progettuali, potendo così realizzare il progetto per la Provincia di Frosinone. Tale realizzazione ha portato in me un gran cambiamento di cui andare fiera perché dietro c’è stato un grande lavoro, impegno, associato ad una grande forza di volontà cresciuta di giorno in giorno sviluppando la metodologia della formazione intervento. Si è realizzato, in sostanza, l’obiettivo della metodologia: un processo di consapevolizzazione del mio futuro ruolo professionale, esercitandolo, direttamente, attraverso la realizzazione del progetto per la Provincia di Frosinone..
Vorrei rilevare, paradossalmente, ma forse neanche più di tanto, che il più grande cambiamento è avvenuto soprattutto, intorno, agli errori commessi, che ci sono stati (e che a mio avviso fanno parte dei processi di cambiamento), tanto è vero che molte volte ho dovuto ripercorrere ad a ritroso il percorso metodologico per riscrivere cose già scritte che però spesso o per errori, per l’appunto, o per sviluppi nuovi emergenti dall’analisi, necessitavano correzioni. A tal proposito, faccio notare, che l’analisi è certamente una fase a monte del progetto, però essa percorre tutte le fasi progettuali arricchendo sempre di più di informazioni il progetto e contemporaneamente le nostre conoscenze. Quindi riscrivere parti del progetto, il più delle volte non è sinonimo di “errore” ma di “nuovi sviluppi”, “arricchimento”, per il progetto e per noi stessi. Aggiungo che, certamente in futuro potranno si, esserci altri errori (errare Humanum est), ma quasi sicuramente non quelli commessi durante questo periodo di formazione. Da notare,l’utilizzo della parola “formazione”, per evidenziare che i mesi trascorsi nel preparare la tesi sono stati veramente formativi, ma anche molto sofferti, perché in quel momento esercitavo attraverso la formazione intervento il mio futuro ruolo di progettista. Sofferto perché il cambiamento, come sappiamo, genera in ognuno di noi un accumulo d’ansia dovuta all’incertezza e al carico di responsabilità nei confronti del ruolo che si deve assumere. Alla fine del mio percorso tengo a sottolineare che l’aver utilizzato la metodologia della formazione – intervento come strumento di apprendimento (avvenuto e con risultati positivi) di come doveva avvenire il cambiamento culturale della Provincia, per lo sviluppo locale, denota come la stessa (metodologia) applicata alla Provincia può decisamente portare quest’ultima ad apprendere, anch’essa, le soluzioni migliori e innovative di come deve cambiare per far sì che ci sia sviluppo locale. Quindi il tema del progetto “cambiamento culturale per lo sviluppo locale” ed il metodo della formazione - intervento hanno come comune denominatore il “cambiamento”, ossia tutte e due puntano al cambiamento organizzativo e quindi ad un cambiamento culturale. È qui l’originalità della metodologia, di essere per chi la usa un percorso metodologico per progettare il cambiamento degli altri contemporaneamente progettando il cambiamento di se stessi. Termino l’esposizione del mio apprendimento aggiungendo un altro elemento: “la creatività”, quella che ognuno di noi esprime come caratteristica personale e che fa la differenza in un progetto nel trovare le soluzioni più innovative, più originali tra un ventaglio di soluzioni possibili e praticabili.
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