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Sperlonga 27 Giugno 2003
Sviluppo Locale e Formazione-Intervento
 
Caterina Cittadino

 

Tenterò di avviare il mio intervento partendo da quello che considero il problema principale: il tipo di cultura che la scuola persegue.

Il nostro sistema scolastico e universitario è ancora oggi fortemente orientato sulla padronanza del sapere, meno sulla capacità di imparare a ragionare, ancora meno sulla capacità di imparare ad apprendere.

Da questo stato di cose consegue come sia relativamente semplice in Italia analizzare i problemi, ma dannatamente difficile arguire dall’analisi le possibili soluzioni ai medesimi.

Partendo da tale generalissimo punto di vista, ben si comprende come sia importante il sistema della formazione intervento, in particolar modo quando si utilizza tale metodologia  al servizio di una amministrazione pubblica che cambia e si evolve, intervenendo su individui adulti già formati e già inseriti nel mondo del lavoro.

Una delle cose che ho imparato da Di Gregorio è che gli individui adulti, a differenza dei bambini,  imparano di più “facendo” che leggendo o ascoltando, perché l’adulto è già inserito nel mondo del lavoro, ha già realizzato le sue scelte più importanti, ha, quindi,  bisogno di trovare risposte non teoriche, ma concrete ai problemi.

L’elemento peculiare della formazione-intervento, consiste nell’intervenire direttamente sul luogo di lavoro per comprenderne dapprima  le necessità e intervenire dopo, insieme all’individuo da formare e sulla base delle ineludibili conoscenze teoriche,  per concretizzare le innovazioni o i cambiamenti che si reputano necessari per la soluzione dello specifico problema.

Vediamo adesso come questa caratteristica peculiare della formazione intervento si possa innestare nel campo della pubblica amministrazione e che tipo di valore aggiunto essa è in grado di fornire.

A tale riguardo va innanzitutto evidenziato come l’obiettivo principale dell’amministrazione pubblica in questi ultimi anni è quello del cambiamento, della ricerca, vale a dire, di un diverso modo di pensare e di operare, della individuazione di nuovi percorsi  e nuove formule di organizzazione dei servizi al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Due gli elementi che connotano maggiormente il progetto di cambiamento della pubblica amministrazione: il primo è l’esigenza  di una maggiore autonomia, il secondo è la correlata esigenza di responsabilizzazione dell’individuo .

Noi sappiamo quanto sia necessario che all’autonomia corrisponda la responsabilità, perché essere autonomi vuol dire fare delle scelte e se si fanno le scelte bisogna anche essere responsabili di ciò che si è scelto.

Questa forte spinta dell’amministrazione in direzione del binomio autonomia-respnsabilità  si avverte a tutti i livelli, sia nei rapporti tra centro e territorio, con l’attuazione del decentramento amministrativo e del nuovo Titolo V della Costituzione, sia nell’ambito del rapporto di pubblico impiego, con particolare riferimento alla dirigenza.

La capacità di operare delle scelte è anch’essa oggetto di apprendimento. Tuttavia, né la scuola nè i più tradizionali metodi di formazione aiutano a conseguirla.

Se consideriamo i metodi scelti dalla scuola superiore della pubblica amministrazione, ci accorgiamo come essa tenda ad imitare l’insegnamento universitario, risentendo per tale motivo degli stessi limiti di cui sopra si è detto.

Con il metodo della formazione-intervento, l’individuo non è solo spinto a riflettere ma, anche e soprattutto, a trasformare il proprio pensiero in opera. E’ questo il motivo per cui ritengo che tale metodologia sia particolarmente adatta in un sistema, quale quello pubblico, che è in corso di continuo cambiamento.

Fino ad ora ho cercato brevemente di evidenziare come la metodologia della formazione intervento sia particolarmente adatta a perseguire gli obiettivi dell’amministrazione pubblica. Vediamo di capire, adesso, se e come l’amministrazione pubblica possa creare formazione-intervento.

Io credo che perseguire tale obiettivo sia molto più semplice di quanto si voglia far credere.

In primo luogo appare necessario modificare i criteri di selezione delle società che fanno formazione, richiedendo esplicitamente la metodologia della formazione intervento.

In secondo luogo, ritengo che nel caso in cui si addivenga all’idea di scegliere una società che adotta la metodologia della formazione intervento sia necessario modificare anche le regole contrattuali in vigore, impostate tutte sulla più tradizionale formazione teorica in aula. A tale fine si dovrebbe considerare che il corrispettivo per la formazione intervento non può essere tarato solo sulle ore di lezione dei singoli insegnanti, in quanto la formazione intervento richiede una presenza più continuativa del consulente presso l’amministrazione interessata.

Nell’ambito della formazione-intervento è necessario avere un approccio maggiormente manageriale, valutando il progetto formativo che si intende realizzare in una dimensione temporale e di risultato.

Come titolare di un ufficio che ha il compito di realizzare il decentramento amministrativo del titolo quinto della costituzione promuovo anche progetti ed iniziative che possano consentirne la celere realizzazione.

Nell’ambito di tali attività è stato proposto un progetto, di cui sono molto fiera, che si chiama ( nome del progetto ) con il quale si intende supportare e promuovere il federalismo amministrativo mediante assistenza organizzativa e di formazione del personale agli enti destinatari delle nuove funzioni.

Io credo che per questo progetto la metodologia della formazione-intervento possa sicuramente rappresentare il metodo migliore.

Mi auguro che entro i primi mesi del nuovo anno tale progetto possa essere avviato affinché sia concretamente realizzato il nuovo federalismo previsto dalla riforma costituzionale.


 

 
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