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Sperlonga 27 Giugno 2003
Sviluppo Locale e Formazione-Intervento
 
Edgar Morin

 
Il  tema è la riforma del pensiero per il pieno impiego della cittadinanza partecipativa
Sappiamo che nella nostra civiltà le relazioni umane sono molte  volte cattive a causa di ingiustizia, iniquità, incomprensione.
Nella nostra società vi sono due aspetti dell’individualismo: l’aspetto buono è che vi è autonomia e  responsabilità di sé ma vi è anche l’aspetto negativo che è l’egocentrismo e la mancanza di solidarietà.
Come si può migliorare l’educazione umana e ipso facto la cittadinanza e allo stesso tempo migliorare la cittadinanza partecipativa?
Noi conosciamo quattro assi  di  riforma rimasti totalmente separati:
1°  la riforma istituzionale e sociale
2°  la riforma dell’educazione, per riformare il pensiero
3°  la riforma della vita
4°  la riforma dell’etica
Mi pare che oggi  vi sia la necessità di  riunire questi quattro assi.
La riforma istituzionale e del sistema sociale  è sembrata nella nostra civiltà di fine ottocento, inizi del novecento la via maggiore, la via fondamentale per migliorare, per riformare in modo radicale e  distruggere le strutture di dominazione, per suscitare una società di benessere e qualità. Questa cammino radicale è stato nel novecento quello del bolscevismo sovietico, del maoismo e questa esperienza è stata assolutamente disastrosa perché la distruzione, l’eliminazione fisica della classe dominante e la costruzione di una nuova classe si è  trasformata in un nuovo sistema dittatoriale chiamato totalitarismo, della  distruzione della libertà. Oggi dobbiamo conservare l’idea della riforma istituzionale, strutturale, sociale, politica, economica ma il cammino politico e sociale, istituzionale e sociale non basta, è questo che dobbiamo capire.
Questo ci porta al secondo cammino, al secondo asse:  la riforma dell’educazione. La gestione del sapere oggi è un  problema – ne ho parlato in molte occasioni - a causa della frammentazione e della dissoluzione del sapere stesso nelle diverse discipline, nelle scienze chiuse in sé stesse: questo è contrario alla disposizione naturale della mente umana a svilupparsi per pensare problemi fondamentali e globali della persona stessa, della società.  Non basta rilevare la coincidenza per occupare questa dimensione ma vediamo  che il pensiero non  ha mancato di sviluppare il lavoro, la nuova economia e quant’altro.  E’ importante il modo di insegnare la conoscenza, che è compito dell’insegnamento nelle istituzioni,  Si deve mostrare che il problema fondamentale della conoscenza è quello dell’errore e del’illusione, che è il  proprio  sbaglio diceva Cartesio, e lo sbaglio non sa di essere uno sbaglio e questo è un  problema costante dell’umanità dalla preistoria a oggi. Le idee che sembravano fondamentali nel tempo hanno perso valore e sono state abbandonate. Il modo di risolvere tutti i problemi è sembrato il nuovo liberalismo trionfante. Tutta la conoscenza è  trasmissione e produzione. Quando si racconta un  evento si danno spiegazioni anche se sono piccole approssimazioni: è una tendenza culturale della mente. Si cerca di dimostrare lo sbaglio spesso individuale, psicologico ed è il problema della provenienza della stampa  culturale, il problema delle ideologie. Noi non abbiamo idee, pensiamo di  possedere un’idea ma l’idea possiede noi –  ho sviluppato questo concetto - e vediamo anche come nel caso di  preguerra o guerra vi siano fenomeni collettivi di isteria, manicheismo e demonizzazione dell’altro, possiamo vedere l’attualità. Il problema della conoscenza è fondamentale quando  è necessaria la scelta politica  del citttadino, quando gli  è necessario capire che cosa succede nella sua società, nel suo continente, nel mondo.  Ma è anche il problema della conoscenza pertinente, perché non basta una conoscenza molto sofisticata di un oggetto totalmente isolato perché questa conoscenza valga a comprendere quello che è legato insieme. Questi sono i problemi fondamentali da sviluppare negli insegnamenti dell’educazione da parte dei maestri. Per capire la identità umana il sapere è totalmente disintegrato: vi sono centinaia di dati che si trovano in tutte le scienze, non unicamente nelle scienze umane e  sociali, anche nelle scienze biologiche, anche nelle scienze fisico-chimiche, perché vi sono interazioni  ed in più oggi sappiamo che tutte le particelle del nostro corpo sono uscite nei primi secondi dell’universo e l’atomo di carbonio si è fatto in un sole anteriore al nostro sole, che l’unione delle molecole è stata fatta sulla terra, che noi portiamo nella nostra persona tutta la storia dell’universo e per di più la differenza fondamentale del nostro linguaggio, della nostra mente e del nostro pensiero e della nostra coscienza.
Dobbiamo capire la realtà umana, ma in questa realtà umana c’e’ un’unità della diversità e una diversità nell’unità, perché nell’artefatto umano c’è la cultura, ma in realtà non possiamo vedere la cultura, vediamo le culture diverse. Artefatto umano è Il linguaggio: si vede il linguaggio? No, ci sono diversi linguaggi. Così è anche per la musica, ma persino per gli individui che sono geneticamente e anche psicologicamente diversi. Per questa ragione bisogna capire l’identità umana, che non equivale a capire un fatto generale - che tutti sono umani - ma è capire anche l’identità consapevole, l’identità familiare, comunale, territoriale, regionale, nazionale, continentale, planetaria. Il problema è che non abbiamo un’identità semplice, e che allo stesso tempo dobbiamo sviluppare un’identità umana più generale e più esemplare, più concreta e in più capire il fenomeno umano significa capire  che la nozione di umano non si può ridurre all’individuo o alla società o alla specie. C’è come una trinità indissolubile di individuo, società e specie: perché la specie è un prodotto di un processo specifico di riproduzione sessuale, ma questo processo specifico necessita di noi individui per continuare. Di fatto non è unicamente l’individuo all’interno della specie, ma anche la specie all’interno dell’individuo, come genere e come potere di riproduzione. Lo stesso vale  nella relazione con la società.  La persona è all’interno della realtà sociale ma la verità sociale si ottiene con una retrospezione permanente delle interazioni tra gli individui, anzi possiamo dire che le interazioni tra gli individui producono la società e questa, con la sua cultura, col suo linguaggio ritorna sull’individuo e produce l’individuo. Quindi noi siamo prodotti e produttori. Questa è un’idea complessa ma assolutamente necessaria. Di più, è necessario capire la complessità specifica della persona perché verrà l’idea di chiamare homo sapiens, homo faber l’umano perchè è la sapienza che genera la ragione, ma anche la follia, sapiens ma anche demensfaber perchè lavora con gli strumenti, ma anche homo mitologicus che vive di mitologia, di religione e di miti, homo economicus che vive per i suoi interessi personali, ma anche homo ludens con attività di gioco, di gratuità, e anche homo prosaicus che vive della prosa della vita quotidiana senza piacere, senza gioia, ma anche homo poeticus perchè la vita poetica è la vita della passione, dell’emozione, dell’amore, della comunione, non solo nelle relazioni individuali, anche nel calcio, in altre riunioni collettive.  Capire questo che è l’anello della vita è come capire la nostra vita. La comprensione umana è una cosa fondamentale perché c’e’ mancanza di comprensione, non unicamente tra concittadini o tra colleghi di lavoro, di officina, tra vicini, anche in famiglia vi è incomprensione tra padre, madre, figlio, figlia, nella reciprocità. Questo fenomeno dell’incomprensione nasce dall’individualismo che ha sviluppato l’autogiustificazione, la giustifizione di se stessi. E’ fondamentale insegnare nelle prime classi,  ai piccolissimi, la comprensione che significa non ridurre l’altro. Hegel diceva una cosa bellissima: quando io chiamo  una persona criminale perché questa ha commesso un crimine nella vita faccio la riduzione di tutti gli altri aspetti della sua personalità a questo crimine. Noi abbiamo la tendenza permanente a fare la riduzione: ad esempio, fascista. Abbiamo una tendenza  permanente al riduzionismo, a fare la riduzione  per vedere unicamente l’aspetto cattivo. Non ridurre significa anche non vedere unicamente l’aspetto positivo esteriore della persona. La comprensione è qualcosa di più che la comunicazione. La comprensione è qualcosa che  va  da soggetto a soggetto, che necessita di un minimo di empatia e la cosa straordinaria è che noi abbiamo più comprensione quando andiamo a vedere un film che nella vita quotidiana. Questo perché al cinema abbiamo processi di empatia, simpatia, di proiezione che permettono di capire che Al Pacino nel Padrino è un criminale, ma non è unicamente un criminale, ha sentimenti familiari di amore. Abbiamo molte simpatie, per esempio, per il vagabondo, invece nella vita reale abbiamo repulsione per chi è vagabondo e il paradosso è nel fatto che molta gente pensa che il cinema sia unicamente illusione, alienazione. In un certo senso è  illusione, ma in altro senso abbiamo più comprensione, come quando leggiamo un romanzo, ad esempio Delitto e castigo di Dostoievskj, quando possiamo vedere a teatro Malbes o Richard Debrè. Abbiamo più comprensione umana a contatto con la letteratura, il teatro che nella vita reale.  Facciamo progetti per l’educazione e per permettere questa comprensione che ogni persona ha la potenzialità in se stessa  di sviluppare nella vita. Io ho pensato che per cominciare una riforma in ogni università si deve creare una cattedra per la comprensione. Più psicologi, psicanalisti, sociologi e in più la formazione di persone che hanno competenza sui problemi della comprensione.  L’altro punto fondamentale è che oggi questa epoca, chiamata della globalizzazione, è un momento naturale dell’era planetaria  cominciata 4-5 secoli fa con la scoperta dell’America e la circumnavigazione. Noi abbiamo storia locale degli eventi, corsi specializzati sulle relazione internazionali, ma non abbiamo una concezione e una visione dell’era planetaria che è una necessità di comprensione per tutti. Questa globalizzazione di oggi, che è l’ultimo processo iniziato negli anni 90, con il mercato mondiale, con la caduta dei sistemi burocratici sovietici e altri e con lo sviluppo di questa rete di comunicazione incredibile che in pochi anni ha diffuso l’uso di telefonini, fax, internet. Anche un piccolo paese come la Svizzera ha un sistema di comunicazioni con il pianeta. Questo significa che oggi abbiamo bisogno delle strutture di una società mondiale.  Una società ha un’economia, abbiamo una economia mondializzata, ma su quest’economia non c’e’ nessun controllo, nessuna regolazione, quello che manca sono le strutture stesse della società, un potere legittimato, che non hanno le Nazioni Unite. Manca anche una coscienza dell’identità planetaria, quella che ho chiamato  terra-madre, una coscienza del destino di tutti e in questo rientra il problema sorto con la guerra in Iraq: impero o caos ,  o piuttosto impero e caos. Poi c’e’ il problema di ciò che posso chiamare l’etica trinitaria:  la mente umana è come la trinità, non si può scindere, c’è bisogno di una presa di coscienza delle nostra identità trinitaria, un’etica personale per se stesso, per le persone individuali, un’etica per la società che abbia un senso quando c’e’ un minimo di democrazia, cioè di controllo del cittadino sulla città e non solo della città sul cittadino, un’etica per l’umanità in una prospettiva planetaria. Aggiungerei anche la necessità di affrontare l’incertezza, aspetto molto importante dell’azione, soprattutto politica, quella che io ho chiamato “ecologia dell’azione”. Questa indica un’azione nuova che nel suo svolgersi  entra in un mondo di azioni e reazioni, c’è l’impossibilità di prevedere se sarà un successo. Quando un’azione entra in questo gioco di interazioni e retroazioni non si può più prevedere il suo svolgersi e c’e la possibilità che questa ritorni come un boomerang sulla testa di colui che l’ha fatta. Di ciò troviamo esempi nella storia in cui grandi azioni hanno avuto esiti contrari a quelli previsti dall’intenzione. Ciò ci evidenzia che non bastano le buone intenzioni, ma c’e’ necessità di un coscienza della situazione, una strategia per guidare l’azione, e in più  la coscienza della scommessa dell’azione. Questa è una certezza.
Per queste ragioni importantissime vi è necessità della riforma dell’educazione. Ma adesso ritorniamo a una espressione molto conosciuta di Karl Marx in una delle sue tesi su Feuerbach che diceva: chi educherà l’educatore? Allora in questo caso è evidente che si deve cominciare  con la minoranza, con quella parte avanzata che è nella condizione  di poter  aiutare, fare l’esperienza di cominciare. Non possiamo fare una riforma in modo frontale, perché bisognerebbe  allo stesso tempo cambiare le menti e  le istituzioni: allora dobbiamo  cambiare le menti per cambiare le istituzioni o cambiare le istituzioni per le cambiare le menti? Il paradosso sta nell’impossibilità logica, .ma possiamo camminare e cominciare perché è importantissimo, perché la riforma del pensiero è collegata alla riforma dell’educazione. E la riforma del pensiero è fondamentale per il miglioramento della condizione umana  e per la cittadinanza.
 
Veniamo adesso alla riforma della vita. In un certo senso è una cosa antichissima, delle filosofie greche o anche delle filosofie orientali, del confucianesimo, del taoismo. L’inizio moderno della riforma della  vita inizia tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 quando un gruppo tedesco fonda un movimento chiamato della “liebez reform” (riforma della vita). Perché in questa epoca  nella Germania gugliemina, del secondo reich, vi era stata una industrializzazione, una urbanizzazione, una modernizzazione massiccia e molto violenta. Come reazione a questa nuova attività  che nasce dalla  distruzione del mondo tradizionale, d’èlite, queste persone sono andate nel Kasir, vicino al Karakorum. in un luogo chiamato monte Verità,  bellissimo posto sul lago, e qui hanno potuto nello stesso tempo fare un ritorno alla natura,  cercare la qualità della vita, la convivialità nella pratica della comunità,  il senso dell’ estetica, della bellezza, della danza, del vestire, la riforma interiore: questo movimento si disintegrò con la prima guerra mondiale. Adesso il monte Verità è  interessante perché è divenuto un centro per convegni e, in più, c’è  un museo in cui vi sono molte descrizioni e fotografie di questa storia e, adesso, in tutto il Kasir si tratta di un momento bellissimo. Vediamo il senso profondo di questo movimento originario e tutto ciò porta al messaggio per me molto importante di Ivan Illich, che ha fatto una critica certamente interessante e dell’insegnamento e della relativa iper specializzazione, di tanti aspetti della nostra civiltà e con la tematica preponderante della convivialità per il miglioramento della passione umana. Oggi vediamo in modo disperso e spontaneo la ricerca di questa tematica iniziale, della “liebez reform”, ad  esempio, nelle vacanze. Cosa significano le vacanze?  essere fuori dalla cronometrizzazione dalla meccanizzazione, dall’inquinamento della grandi città e cercare una vita neorurale o  subrurale con la libertà del tempo, la libertà della relazione. Questo è il significato delle vacanze che sono divenute un movimento di massa. Significa anche  tendenza a una visione  dietetica della qualità del cibo. L’altra sera abbiamo bevuto un vino biologico eccellente, di alta qualità: l’interesse per la produzione biologica è iniziato e si è accentuato con l’infezione della mucca pazza, il pollo industriale, con la conoscenza di tutti i pesticidi e l’inquinamento terribile anche dell’acqua potabile. Penso che il movimento ecologico abbia questo senso profondo,  l’idea fondamentale della qualità della vita.
Vediamo anche la riforma della relazione con se stesso,  con la propria anima e il proprio corpo con  il successo dell’edonismo, con la ricerca delle filosofie orientali, dei guru o dei fitoterapisti e anche e soprattutto la gioventù con il neotribalismo che  ricerca l’intensità della comunione nella comunità, come per esempio nei reveparty, nei party organizzati dai giovani che cercano  una comunione estatica nella musica, anche con l’uso di droghe, come l’extasy. Questo rappresenta il modo di una civiltà  ricca di affrontare  la coscienza del vuoto terribile che deriva da una società unicamente materialistica e cercare di ritrovare la felicità, l’amore, l’amicizia, Penso che dobbiamo vedere  una convergenza in queste azioni che ci porti ad  andare più avanti, lottando contro l’iperconsumismo. Il paradosso della nostra società sta nella contrapposizione del sottoconsumismo con la conseguente disoccupazione, e il superconsumismo  che si chiama “consumerismo”, ossessione per il consumo sollecitato dalla pubblicità, dall’obsolescenza rapidissima dei prodotti, che non si conservano, dall’abitudine del buttare via le cose senza provare a ripararle, dall’incitamento permanente alla novità, ossessione individualista di star bene e liberarsi di tutte le frustrazioni morali e psicologiche che trovano consolazione provvisoria nel comprare e usare oggetti, gadgets, bibite, cibi in eccesso. Se c’è una pena psicologica si cerca un oggetto, un vestito, una cravatta, qualcosa che possa rappresentare una consolazione. Un esempio della superconsumismo incontrollato è l’intossicazione automobilistica. Ogni mattina noi usufruiamo di una conquista molto importante e  molto bella della nostra civiltà che risponde al bisogno di autonomia, di mobilità, di libertà, di confronto, di potenza e che otteniamo per mezzo di un piccolo movimento del piede sull’acceleratore che sviluppa una potenza straordinaria.  Questo fa parte della qualità della vita, ma oggi c’e’ un’intossicazione automobilistica che distrugge la qualità della vita perché produce un eccesso di traffico, un’immobilizzazione che arriva a paralizzare la città e anche le sue strade e autostrade, con l’asfissia della città per l’inquinamento, con l’aggressività dell’automobilista. Dobbiamo considerare  una politica di civiltà da parte dello stato, delle autorità locali regionali, comunali e dei cittadini stessi per contrastare tutte queste intossicazioni, il consumismo,  l’automobilismo.
Il quarto punto è la riforma etica: questa è la cosa più personale, ma mi pare evidente che la riforma dell’insegnamento, la riforma della vita, una riforma  anche sociale ed istituzionale possono aiutare la riforma etica. Si deve considerare che l’etica o religiosa dell’amore cristiano o laica dell’umanismo per il rispetto dell’uomo non ha avuto nessun risultato concreto nella storia. L’amore cristiano produce almeno la stessa quantità di odio che di amore. L’amore dell’umanità nel comunismo ha causato  colpe contro  le persone concrete. Alla gente non basta vedere la dedizione, l’amore, l’umanitarismo, i fratelli. Si deve ripensare a partire dalla cultura del soggetto umano per quello che può significare la riforma etica. Perché ripartire dal soggetto umano? perché la realtà del soggetto individuale è  paradossale: nel suo contesto è dio. Ciò significa l’esclusione di tutti gli altri  in questo posto in cui nessuno può dire io per me Vi e’ un principio di esclusione degli altri che favorisce l’egocentrismo. Hegel diceva che la soggettività che lui chiamava il “per sé”,  fare cose per sé, per se stesso, è un principio fondamentale del soggetto: se il soggetto non pensa al suo nutrimento, alla sua protezione, muore. Ma  allo stesso tempo c’e’ un altro principio, quello di inclusione del sè degli altri,  famiglia, amici, partito. E’ il senso della necessità dell’altro. Oggi la psicologia dei neonati indica in modo molto chiaro che i neonati hanno bisogno totalmente della madre, non solo per essere accuditi ma per la relazione di affetto. Questa realtà è in tutti,  in ogni persona. La necessità è di sviluppare il settore dell’inclusione: limitare quello dell’autonomia personale e sviluppare il settore dell’amicizia, della fraternità, della solidarietà, della comunità.
In questo poco tempo ho voluto far capire la necessità della convergenza di questi quattro assi o sentieri per avanzare non unicamente nello sviluppo del nostro territorio, paese o nazione ma anche per salvare l’umanità dal disastro collettivo globale restaurando la solidarietà e la comunità contro l’individualismo. Questo deve avvenire nell’organizzazione della conoscenza e anche  nell’organizzazione del lavoro Una persona  nel suo lavoro ha una piccolissima responsabilità relativa al suo piccolo settore specializzato e spesso dimentica la connessione con gli altri settori. C’è una perdita del senso di responsabilità globale e una perdita del senso di solidarietà. Questa restaurazione è necessaria per legare insieme la solidarietà con il grande liberismo dell’autonomia, ma  non dell’eccessivo egocentrismo. Questo è fare lo sviluppo della cittadinanza partecipativa.

 

 
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