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PROGETTARE PER APPRENDERE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
 
Copertina del libro

Renato Di Gregorio
edito da Guerini e Associati
Anno 2000
228 pp. - 23 cm



Prefazione di Giuseppe De Rita

Due sono le cose che in questo volume di Di Gregorio mi intrigano molto, forse perché mi richiamano due miei vecchi «pallini»: lavorare con il metodo della formazione-intervento e lavorare essenzialmente su e per il territorio.

La formazione-intervento è per un formatore quel che per me ricercatore è la ricerca-azione, l’impegno cioè a non chiudersi nel rigore quasi asettico delle indagini ma a collaborare con il cliente nell’elaborazione di strategie d’azione finalizzate a cambiare il campo su cui si è fatto approfondimento di ricerca. Una ibridazione professionale che spesso non è valutata entusiasticamente dai metodologi della ricerca sociale, ma che nel tempo ho potuto verificare come altamente positiva: il ricercatore riceve in cambio, dalla partecipazione all’azione, una capacità di stare nelle cose, di capire ed accompagnare i processi reali, di cambiare in corso d’opera le sue stesse ipotesi di lavoro che nessun altro meccanismo di controllo, anche il più approfondito confronto accademico, potrebbe garantirgli. Per questo sono grato ai miei maestri degli anni Cinquanta (i francesi intorno a Economie ed Humanisme, i tedeschi teorici della ricerca-azione, i dirigenti della ricerca sociale in SVIMEZ) di avermi trasmesso questa fondamentale opzione di ricerca-azione o, come si diceva allora, questo spirito di «tecnico-politico».

Si capirà allora perché la scelta di Di Gregorio di impostare il suo lavoro professionale, e questo volume, sulle metodologie della formazione-intervento mi risulti molto consentanea. Certo il suo mestiere e più difficile e complesso del mio, giacché il formatore (specialmente se opera nella pubblica amministrazione) ha minore autonomia (e libertà psichica) del ricercatore. Ci sono troppe rigidità, legislative, amministrative, regolamentari, sindacali, da dover tener presenti; ci sono troppe tentazioni a ragionare in termini di «ascription» formale delle competenze e delle funzioni; c’e troppa difficoltà ad ascoltare il ruolo concreto dei dirigenti invece che la loro collocazione gerarchica. Per cui spesso si devono superare tutte queste resistenze concentrandosi su figure nuove (Di Gregorio si sofferma, ad esempio, sulle figure del project manager, del progettista di cambiamento, del formatore) che permettono insieme formazione ed azione innovativa nel corpo amministrativo. Ed allora l’ibridazione funziona, garantisce cambiamento.

Ma il grosso di questo cambiamento oggi si delinea più a livello locale che a livello nazionale, per cui si capisce l’attenzione che Di Gregorio riserva al personale delle amministrazioni operanti sul territorio. .

Scatta qui la mia seconda consentaneità al suo lavoro, quella derivante dalla mia lunga fedeltà all’importanza, quasi al primato, della dimensione locale nello sviluppo italiano; da antico «localista» io sostengo che oggi sono gli enti locali, le aziende locali, le autonomie funzionali che costituiscono la vera armatura di una nuova amministrazione pubblica, più attenta al territorio ed ai suoi problemi, più coerente con le aspettative e i bisogni delle comunità e dei cittadini. Ed e giusto quindi che chi fa formazione-intervento si rivolga con speciale interesse al personale dei comuni, delle regioni, delle aziende pubbliche locali (si guardi la seconda parte di questo volume): la formazione riesce ad essere incisiva, a collegarsi a nuove competenze e responsabilità del personale, a costruire spazi di reale cambiamento. Diventa, in pratica, vera formazione-intervento.

Naturalmente, operando sull’intreccio fra approccio territoriale e metodologia di formazione-intervento, Di Gregorio sa bene che si colloca su una linea che è processuale ma lenta, visto che la carica di innovazione che viene dal basso è fatalmente contrastata in un mondo, quello dell’amministrazione pubblica, che da sempre obbedisce a logiche top-down, di stampo più o meno gerarchico. Tuttavia mi sembra di poter dire che il processo e avviato e nei tempi lunghi e destinato ad esser vincente. Perché non siano troppo lunghi è bene che la cultura di cui Di Gregorio si è fatto portatore abbia crescente cittadinanza ed incidenza d’opinione, specialmente fra gli addetti ai lavori; ed in questa direzione le pagine che seguono danno una buona spinta in avanti.


 

 
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